Un convegno su come perdere la testa per il capocollo di Martina Franca

Pubblicato il 8 Set 2014 da Redazione

Convegno

“Come perdere la testa per il capocollo di Martina Franca”. Non c’è punto interrogativo. Non è una domanda, perché la risposta sarebbe troppo semplice: basta mangiarlo. Anche se, mangiarlo non è proprio tutto. Perché una prelibatezza del genere va degustata, con una serie di accortezze che fanno da contorno al prodotto alimentare più famoso della Valle d’Itria.
Quindi vanno coinvolti tutti i sensi: la vista, l’olfatto, il tatto, persino l’udito al momento di affondare il coltello e, naturalmente, il gusto. Tecnici di Slow Food e del GAL, amministratori comunali di Martina Franca e docenti universitari hanno parlato di tutto questo e molto altro ancora, approfondendo persino gli aspetti scientifici sulle qualità organolettiche di questo salume.
Lo scopo, creare intorno al capocollo un interesse sempre più ampio del mercato, soprattutto del mercato degli intenditori.
“Il capocollo di Martina Franca – ha detto il professor Francesco Lenoci dell’Università Cattolica di Milano – è cultura del territorio, è storia della Valle d’Itria e della Puglia più in generale”.
Un bene prezioso – insomma – che negli anni scorsi ha rischiato di essere dimenticato ma che, da qualche tempo a questa parte, sta diventando sempre più conosciuto e apprezzato sul territorio nazionale. Grazie ai produttori locali ed a convegni come questo.