Lo stile di vita di Don Pasta chiude il Festival della Cultura e dello spettacolo a Lucera

Pubblicato il 29 Set 2014 da Redazione

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“Prendetevi il tempo per cucinare alle persone care, per offrire qualcosa che si ama a qualcuno che si ama”, questo il messaggio con cui Don Pasta ha chiuso il variegato e saporito spettacolo ‘La parmigiana e la rivoluzione’, andato in scena venerdì 26 settembre nel cortile di Palazzo D’Auria Secondo a Lucera.
L’ultimo appuntamento del Festival della Cultura e dello Spettacolo ha visto protagonista Daniele De Michele, alias Don Pasta, il dj, economista e appassionato di gastronomia che sul palco-palmento (accompagnato da Valerio Daniele alla chitarra e Giorgio Distante alla tromba) ha portato un po’ di tutto: musica, ricette, tradizioni, storie, ma soprattutto uno stile di vita.
Sì, perché anche cucinare e mangiare possono essere atti politici, in quanto ogni gesto richiede delle scelte: “per le verdure si può andare dal pizzicagnolo e fare una chiacchierata oppure all’ipermercato e comprare roba congelata”, afferma Don Pasta.
Dalle ricette della nonna – tra cui la parmigiana, fatta solo nel mese di agosto, periodo delle melanzane di stagione – ai tributi a John Coltrane a base di pasta, aglio e olio, fino all’omaggio ai capperi di Pantelleria metafora dell’agrodolce della vita.
Don Pasta racconta la sua terra, il Salento, e le tradizioni dando voce agli ingredienti: vino, carote, sedano, pomodori; ricorda la massima ereditata dalla nonna “se hai un problema… aggiungi olio” e invita il pubblico presente a “peccare” assaggiando gli involtini preparati durante la serata o le tagliatelle impastate a mano e cucinate in diretta. Il tutto sottolineando l’importanza della condivisione, dell’essere comunità, del non omologarsi passivamente alle abitudini e alla globalizzazione dei gusti che cancella ogni cosa.
Da non perdere il suo ultimo progetto “ArtusiRemix”, volume che uscirà a novembre in cui Don Pasta racconta la cucina italiana del nuovo millennio attraverso le ricette di famiglia raccolte in diverse parti d’Italia, cercando di capire cosa è cambiato nella cucina tradizionale, nella sua geografia, nelle sue testimonianze.
Durante la serata è stato possibile degustare il Nero di Troia Casa Primis per l’occasione personalizzato con l’etichetta d’autore curata da Giuseppe Petrilli, artista lucerino che ha lavorato sul concept ‘Rubedo, Rosso come l’oro’ ideato da Francesca Di Gioia.