Tradizione e buon cibo per la tavolata di San Giuseppe a Minervino di Lecce

Pubblicato il 20 Mar 2014 da Redazione

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Si è tenuta ieri, 19 marzo, la tradizionale tavola di San Giuseppe a Minervino di Lecce, apparecchiata in piazza nel solco della condivisione propria del culto, che oggi assume un risvolto sacro-gastronomico. Una cerimonia antica e ricca di tradizione che rivive in molte città del Salento con il banchetto dei Santi imbandito in piazza al centro di Minervino per la nona edizione della Tavolata di San Giuseppe. Era circa il 500 quando comunità albanesi sotto la spinta dell’invasione turca approdarono sulle coste salentine, importando l’usanza delle tavole collettive, che si ritrova anche in altre regioni del Sud dove è documentato il loro passaggio. Altri studi raccontano che fosse il signore del paese una volta l’anno ad offrire da mangiare a tutti i poveri in prossimità della primavera per propiziare la fine della brutta stagione e l’auspicio di un buon raccolto. Da allora sopravvive in molte case l’usanza da parte dei devoti di preparare tavole con molti cibi, per chiedere al santo una grazia o per omaggiarlo per averla ricevuta. Un impegno a cui partecipa tutta la famiglia, che invita al pasto parenti e amici a rappresentare i Santi più vicini a Gesù in uno spirito di preghiera in cui il cibo, simbolo della fatica della terra e della sopravvivenza, riveste il senso della più autentica condivisione collettiva.
Tredici le portate della tradizione, tante quanti sono i commensali: il pane a forma di ciambella con le arance al centro, il pesce fritto, le pittule, la massa con il miele, le rape, i ceci, i lampascioni, il baccalà, i finocchi e i fritti. E ovviamente il vino.
È il battito del bastone di San Giuseppe a scandire le portate. In questo caso il devoto è il sindaco che offre il privilegio di rappresentare i santi a personaggi di pubblico rilievo. A impersonare San Giuseppe Mauro Rossetto, dell’Atelier delle Arti del Gusto di Lecco, sbalordito dalla suggestione di una tradizione sacrogastronomica che attraverso i cibi si fa memoria storica e fonte di attrattività turistica.