Secondo i partecipanti alla cena-contest organizzata dal portale Vinoway.com presso il ristorante Pashà di Conversano il 20 marzo scorso, il Negroamaro Le Braci 2006 dell’Azienda Monaci di Severino Garofano ha creato il miglior abbinamento con il piatto dello chef stellato Maria Cicorella: una coscetta di coniglio avvolta nella pancetta dolcemente arrostita, patata all’extravergine, carciofi e tartufo lucano.
Durante la serata, i partecipanti hanno avuto l’opportunità di degustare quattro importanti vini rossi pugliesi e abbinarli con il piatto dello chef del Pashà.
L’abbinamento, rigorosamente alla cieca, è stato poi valutato dai commensali non semplicemente in base alle qualità di piatto e vini, ma all’esperienza sensoriale generale. Abbinamento, quindi, inteso come vera unione, attraverso la degustazione, degli elementi principali della tavola: cibo e vino.
Le altre etichette presenti all’evento sono state il Salento Rosso Igt Teresa Manara di Cantele, il Primitivo Salento Igt Barone Pazzo di Vetrere e il Primitivo Gioia del Colle Il Sogno delle Cantine Imperatore.
Ogni commensale ha espresso il proprio voto per ogni vino utilizzando un punteggio in centesimi: da 65 a 75 punti per indicare un abbinamento bilanciato; da 80 a 85 buono; da 90 a 95 esaltante; fino a 100 eccezionale.
Il calcolo dei voti totali ha premiato “Le Braci 2006” dell’Azienda Monaci. Come secondo miglior abbinamento è stato invece selezionato il Primitivo Gioia del Colle “Il Sogno” delle Cantine Imperatore. Terzo, il Salento Rosso “Teresa Manara” di Cantele e quarto il Primitivo “Barone Pazzo” di Vetrere.
Una classifica, questa generale, che ha rispecchiato anche quella personale del portale Puglia Mon Amour, rappresentato da Simona Giacobbi e Gianvito Magistà, che hanno dato 190 punti totali a “Le Braci”, 186 a “Il Sogno”, 155 al “Teresa Manara” e 130 al “Barone Pazzo”.
Quattro vini diversi che hanno appassionato in egual misura gli ospiti.
La coscetta di coniglio di chef Cicorella si è rivelato un secondo dal sapore delicato, nonostante la presenza della pancetta e del tartufo. Questa caratteristica, a nostro avviso, si è sposata meno bene con la freschezza e la dolcezza del “Barone Pazzo”. Un Primitivo sorprendente, diverso da ciò a cui siamo abituati. Lo abbiamo trovato decisamente più indicato con un piatto ricco di sapori come le orecchiette di grano arso, cavoli e canestrato di capra. Binomio davvero eccezionale. Ma la valutazione del miglior abbinamento era da considerarsi solo sulla coscetta di coniglio.
Un discorso simile vale anche per il “Teresa Manara” di Cantele. Un vino che potremmo definire elegante. Deciso al primo impatto, com’è normale per un Negroamaro. Lascia poi una sensazione finale più fresca e meno persistente. Anche in questo caso lo vedremmo meglio abbinato a piatti più saporiti.
Più difficile, per noi, la scelta tra “Le Braci” e “Il Sogno”, quest’ultimo presentato a sorpresa dalle Cantine Imperatore.
Entrambi vini corposi e vigorosi. Perfetti, secondo le nostre papille gustative, con la coscetta preparata dallo chef Maria Cicorella.
Abbiamo dovuto assaporare più volte la tenerezza del coniglio, la pancetta e il profumo del tartufo abbinandoli con un sorso dei due rossi.
Alla fine, per pochissimo, la scelta è ricaduta sulla creatura di Severino Garofano.
Un’iniziativa, quella organizzata da Vinoway e sotto la supervisione di Davide Gangi, che merita un applauso per l’originalità dell’idea e per la scelta delle eccellenze enogastronomiche proposte.
Per altri dettagli e foto sulla serata cliccate qui.
- I quattro vini
- coscetta di coniglio avvolta nella pancetta di Martina Franca leggermente arrostita, patata all’extravergine, con carciofi e tartufo lucano
Non conosco gli altri vini presentati nel contest. Ma, in assoluto, posso affermare che LE BRACI dell’Azienda Monaci di Severino Garofalo (un padre nobile dell’enologia pugliese) è un negroamaro che non si dimentica facilmente. Da bere possibilmente in compagnia, quando ti capita di incrociare nuovamente un vecchio amico. Ti trasmette, attraverso le papille, il sacro fuoco dell’amicizia, rinfocola, se lo bevi in solitudine, nostalgie e ricordi belli rimasti, per troppo tempo, a covare sotto la cenere. Si porta dentro, incorpora, con fierezza, il nome “giusto” ricevuto al suo battesimo. E’ riconoscibile, alla cieca, per chi, come me, ha avuto la possibilità di ascoltare frammenti di vita familiare dalla voce dei figli di Severino, consci, nella prosecuzione dell’attività aziendale, della “importanza di chiamarsi Garofano”.
Non conosco gli altri vini presentati nel contest. Ma, in assoluto, posso affermare che LE BRACI dell’Azienda Monaci di Severino Garofano (un padre nobile dell’enologia pugliese) è un negroamaro che non si dimentica facilmente. Da bere possibilmente in compagnia, quando ti capita di incrociare nuovamente un vecchio amico. Ti trasmette, attraverso le papille, il sacro fuoco dell’amicizia, rinfocola, se lo bevi in solitudine, nostalgie e ricordi belli rimasti, per troppo tempo, a covare sotto la cenere. Si porta dentro, incorpora, con fierezza, il nome “giusto” ricevuto al suo battesimo. E’ riconoscibile, alla cieca, per chi, come me, ha avuto la possibilità di ascoltare frammenti di vita familiare dalla voce dei figli di Severino, consci, nella prosecuzione dell’attività aziendale, della “importanza di chiamarsi Garofano”.