Pasqua, acquisti in calo per colombe, uova e agnello

Pubblicato il 24 Mar 2016 da Redazione

colomba-pasquale

Pasqua sotto il segno del risparmio e un po’ meno dolce. Quest’anno più di un italiano su tre (il 35%) non acquisterà i dolci simbolo della festa, colombe e uova di cioccolato, mentre chi lo farà si orienterà decisamente verso i prodotti industriali venduti nelle catene della Gdo (il 43%) e solo il 22% opterà per “soluzioni” artigianali da pasticceria. È la previsione della Cia-Agricoltori Italiani. Più che alla gola, insomma, i consumatori guardano al portafoglio. Complice anche l’andamento dei prezzi al dettaglio, con aumenti medi dell’1-2%, soprattutto per le uova e le colombe di marca – osserva la Cia – mentre restano stabili i listini di quelle senza “firma”. La conseguenza è un calo stimato dei consumi dei due prodotti tipici pasquali del 3%, ma compensato dal “boom” dei dolci fai da te (+14%) come la pastiera napoletana o la scarcella di Pasqua pugliese e la pizza cresciuta laziale.

Secondo un’indagine di Frodialimentari.it le preferenze d’acquisto seguono per il 17,6% le indicazioni dei nipoti o figli, per il 18% scegliendo la marca di qualità, mentre un buon 47% si affida alle produzioni artigianali decisamente più care. Spinti dai desideri dei piccoli, uova e colombe vanno comunque sempre a ruba alla vigilia di Pasqua. Spiccano le uova a tema coi personaggi dei cartoni o quelle personalizzate. L’unica alternativa sono le statuette di cioccolato in miniatura offerte con lo sconto last minute. Più ridotto il consumo delle colombe che tuttavia lievitano del 15%.
Complessivamente, secondo le stime della Cia-Agricoltori Italiani, fino a domenica si acquisteranno circa 30 milioni di uova di cioccolato e quasi 26 milioni di colombe pasquali, con un giro d’affari totale che non arriva neanche a mezzo miliardo di euro.

E crolla anche la tradizione dell’agnello. Affossato dalla campagna salutista anti carne rossa e dai prezzi troppo alti. In macelleria il calo supera il 50% rispetto allo scorso anno. Chi proprio non vuol rinunciare alla costoletta arrosto l’acquista al supermercato o la consuma in masserie e agriturismi. Se si possono trovare sui banchi dei supermarket a prezzi notevolmente bassi occorre porsi sempre qualche domanda. Devono essere sempre chiari per la tracciabilità i dati relativi allo Stato d’origine, dove sono stati allevati e dove macellati, come prevede la direttiva UE sulle carni del 2013. Coldiretti precisa che ci sono specifiche indicazioni sui tempi di permanenza in un determinato Paese e rispetto al peso raggiunto dall’animale, dati utili che determinano sull’etichetta qual è il reale luogo di allevamento e di macellazione.
Al posto dell’agnello si preferisce il pesce, magari azzurro o i frutti di mare che spuntano, a sorpresa, pure sulla tavola di Pasqua.