Storia e civiltà del vino a scuola, il ddl di Dario Stefàno in Senato

Pubblicato il 24 Mar 2016 da Redazione

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“Non esiste pezzo di storia del nostro Paese che non incroci vicende legate all’uva e al vino. Dobbiamo iniziare a raccontare l’Italia anche attraverso le peculiarità identitarie che hanno accompagnato tutti i passaggi della storia più importanti. E’ venuto il momento che l’Italia introduca come disciplina obbligatoria, e quindi a pieno titolo, “Storia e la Civiltà del Vino” nel patrimonio di conoscenze basilari dei nostri ragazzi”.
“Storia e civiltà del vino” potrebbe diventare una materia di studi nelle scuole primarie e secondarie nelle scuole primarie e secondarie. È l’obiettivo di un disegno di legge del senatore Dario Stefàno presentato giovedì 24 marzo a Palazzo Madama a Roma.
La storia del nostro Paese si intreccia da sempre con quella del vino e l’Italia enologica rappresenta uno spaccato culturale, economico e sociale che unifica più ogni altra cosa l’intera penisola. Ne è convinto il senatore pugliese Dario Stefano, primo firmatario di un disegno di legge che intende istituire la storia e la civiltà del vino come materia di studio per le scuole primarie e secondarie.
L’Italia, dopo lo storico sorpasso sulla Francia, è oggi il primo produttore al mondo ed è tempo che recuperi anche il gap culturale, formando i propri ragazzi attraverso uno dei suoi principali tratti identitari.
“Non si tratta – ha sottolineato il senatore – di irrobustire la formazione tecnica nelle scuole professionali, che pure è necessario fare e con tempestività, ma di contribuire a formare il patrimonio di cultura generale e del sapere delle nuove generazioni, attraverso il racconto del ruolo del vino e dell’uva nelle pagine di storia del nostro Paese. Elementi che oggi sono senza dubbio ambasciatori della nostra cultura nel mondo. Mi auguro che già dal prossimo anno si possano avviare dei progetti pilota coinvolgendo due o tre regioni in Italia, penso ad esempio anche alla Puglia”.
“La consapevolezza nasce dalla conoscenza, dal sapere che – ha proseguito Stefàno – si apprende già da piccoli. L’Italia vitivinicola è un giacimento inestimabile, a livello ampelografico e paesaggistico, così come culturale e di tradizioni popolari, da conoscere e imparare a difendere e valorizzare, sin da bambini. Centinaia di differenti vitigni autoctoni, vigneti storici, veri monumenti naturali e culturali, costituiscono il cuore di una biodiversità unica al mondo, di un patrimonio che è fonte di lavoro, occupazione e reddito che si presta in modo mirabile all’innovazione, ad essere potente fonte di investimento per le giovani generazioni”.
“L’Italia è da sempre la patria del vino – ha continuato il senatore Stefàno – nel testa a testa storico con la Francia siamo tornati ad essere il primo Paese produttore di vino al mondo, non solo per quantità. La nostra stessa storia è intrecciata fittamente con quella del vino. L’Italia enologica è una fotografia culturale, economica e sociale che lascia senza fiato: una sconfinata distesa di viti che dalle Alpi arriva al Sud e alle Isole. Colline, montagne, mare: il paesaggio italiano in tutte le sue declinazioni, è stato disegnato dalla vite, dalla sua coltivazione, dalla sua diffusione. In ogni regione del nostro Paese si coltiva, da sempre, la vite ed ognuna di essa possiede varietà differenti di vitigni autoctoni: tantissime varietà di uve, millenarie tradizioni culturali e produttive, e una immensa produzione enologica costituiscono un patrimonio unico al mondo. È giunto il momento che anche l’Italia, nell’orgoglio di questa storia e di questo primato, promuova una maggiore consapevolezza e conoscenza, a cominciare da piccoli, dalla scuola dell’obbligo”.
Alla conferenza stampa, nella Sala Nassyria di Palazzo Madama, con il senatore sono intervenuti Attilio Scienza, professore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Riccardo Cotarella, presidente Assoenologi, Paolo Castelletti, segretario generale Unione Italiana Vini e Isabella Marinucci, responsabile Area Vini di Federvini.
L’idea è quella di iniziare con un progetto pilota in alcune regioni italiane, tra cui la Puglia.