Il Gal Valle D’Itria ci porta alla scoperta del trullo più antico della Murgia

Pubblicato il 27 Mag 2014 da Simona Giacobbi

trullomarziollaÈ il trullo più antico conosciuto nella Murgia. A Locorotondo, tra i boschi di fragno, c’è il trullo Marziolla, che custodisce una storia non ancora svelata.
Il Gal della Valle d’Itria ha organizzato una visita, nell’ambito di EPULIA (Enjoy Puglia using Ubiquitous technology in Landscape Interactive Adventures), un progetto che mira a sviluppare una piattaforma di applicazioni tecnologiche attraverso la quale chiunque potrà fruire del territorio in modalità interattiva, multimediale e mobile. L’applicazione sarà fruibile da cellulari e tablet.
Al trullo Marziolla, nel suo scenario incantato, tra uliveti e vigneti, si sono incrociate tante vite. Una parte, la conserva nella memoria la giovane proprietaria, che l’ha ereditata da una zia. “Andavo spesso con i miei nonni fino a quando l’hanno coltivato, mi ricordo che piantavano il grano – racconta Angela Zigrino, la proprietaria del trullo – Ho vissuto la loro vita contadina. E la sua storia mi ha sempre incuriosito. Mia nonna mi raccontava spesso leggende legate a questo trullo, un po’ per farmi incuriosire, un po’ per farmi stare buona…”, scherza Angela.

Costruito a secco con pietre frastagliate, 5 metri d’altezza, sembra che risalga al ‘500 ma anche questo è ancora un mistero. La sua pianta circolare è avvolta da un ulteriore perimetro esterno fatto da un accumulo di pietre. Molto probabilmente i contadini nel corso dei secoli hanno addossato alla parete circolare del trullo il materiale lapideo di scarto dei campi vicini dato che il suolo del trullo non si prestava a nessun tipo di coltivazioni. Sembra che questo enorme accumulo di pietre sia antecedente al 1800. “Non conosciamo la data precisa, la terza cifra non è leggibile – precisa Angela – Un epigrafista se ne sta occupando. Per ora possiamo solo fare ipotesi”.

All’interno del trullo si trova una mangiatoia e quattro nicchie usate come piani di appoggio. Sulla muratura sei fori ortogonali che fanno pensare alla disposizione di un tavolato fra la base e la cupola. Il trullo era usato come ambiente comune dai contadini che coltivavano i vigneti della zona. Vicino al trullo, infatti, c’è un palmento all’aperto su un lastricato naturale di pietra.
“Ho intenzione di organizzare in futuro delle visite guidate – conclude Angela – non solo per quanto riguarda l’architettura che è parte predominante del trullo ma anche per legare al trullo la cultura contadina del posto”.

Giornalista professionista, laurea in lingue e letterature straniere e un master in Social Communication. Piacentina d’origine, pugliese d’adozione dal 2012, cresciuta a tortelli e gnocco fritto, impara a cucinare in Canada, a Toronto, dove ha vissuto sei anni e dove ha lavorato per il quotidiano italiano Corriere Canadese. Oltreoceano scopre una diversità culinaria etnica senza confini. Da allora la sua vita cambia. Cucina e ristoranti diventano luoghi interscambiabili di idee, progetti, tradizioni e passioni. Ama assaporare, provare, gustare. E fare foto. Conduce su Telenorba e TgNorba24 la trasmissione “I colori della nostra terra”, un programma che parla di ruralità, agroalimentare ed eccellenze enogastronomiche della Puglia. Ha collaborato con I Love Italian Food e il Cucchiaio d’Argento ed è spesso chiamata a far parte di giurie di eventi a carattere enogastronomico e di concorsi legati al mondo della pizza. Recensisce pizzerie per guide cartacee e online. Nel 2011 crea Pasta Loves Me, un blog che parla di lei, di pasta, food e lifestyle. È fondatrice e responsabile di Puglia Mon Amour, un’avventura che vive con gli occhi curiosi di turista e l’entusiasmo di un’innamorata per una terra che regala ogni giorno emozioni, genuinità e solarità. Ha la pizza napoletana nel cuore e tutto quello che rende felice il suo palato. E vive con una certezza: la pizza non le spezzerà mai il cuore.

Like us on Facebook
on Facebook

Follow me on Twitter
Follow @simonagiacobbi on Twitter
Add me on Google+
on Google+